Monastero di Santa Clara
Associazione temporanea di professionisti: Arch. Rosy Toma, Arch. Vittorio Prina, Arch. Enrica Pinna, Ing. Lorenzo Jurina
Tipo di incarico: indagini preliminari, progetto definitivo, progetto esecutivo, direzione dei lavori
Cronologia: dal 1998 al 2008
Committente: Comune di Pavia
Stato di progetto: eseguito
Le origini del Complesso monastico di Santa Clara, situato nel centro storico della città di Pavia, risalgono alla metà del XIII secolo; attualmente si riconoscono solo poche parti del nucleo primitivo relativo alla comunità di monache cistercensi che abitano “Santa Maria de intus hortos” all’incirca dal 1244; le Clarisse si installano dopo il 1474 mutando radicalmente l’impianto della chiesa e dell’intero Complesso. Alla fine del '700 il Complesso viene adattato a collegio per studenti da Leonard Pollach. Quindi, nel tempo, è trasformato in caserma, in alloggi per gli sfollati nel secondo dopoguerra, in officina meccanica del Comune di Pavia, per poi subire l'abbandono totale. Il complesso ha la forma di un quadrilatero irregolare costituito da due piani fuori terra e da un grande chiostro centrale, definito da portici non regolari nella distribuzione delle arcate con colonne in pietra. In corrispondenza di ogni arcata del portico si aprono al 1° piano le finestre di origine tardo settecentesca, accanto alle tracce di una serie di piccole aperture, di origine quattrocentesca. Il complesso di Santa Clara era caratterizzato dalla presenza di una chiesa doppia, la chiesa per gli esterni, localizzata lungo il lato sud verso via Langosco e la chiesa per le Clarisse, disposta perpendicolarmente, lungo il comparto sud orientale e suddivisa in tre campate di cui due più piccole coperte con soffittatura lignea e quella più a est, di maggiori proporzioni, caratterizzata da una volta a "ombrello", completamente affrescata. Attualmente la parte della Chiesa riservata un tempo alle monache di clausura risulta troncata dall'apertura dell'androne di ingresso in epoca settecentesca. La progettazione e la realizzazione dei lavori ha riguardato tre lotti di interventi. Il 1° e il 2° lotto hanno compreso le opere di tipo architettonico e impiantistico per il recupero di circa la metà dell'intera estensione del manufatto, includendo tutte le operazioni che consentiranno a lavori conclusi di poter trasferire la Biblioteca Civica Bonetta negli ambienti recuperati. Nell'ambito di questi primi lotti, è stata affrontata anche la progettazione degli arredi e dei sistemi di illuminazione della Biblioteca. Tra le opere realizzate, gli interventi per il consolidamento strutturale e l'inserimento di elementi per il collegamento verticale hanno consentito la realizzazione di un interessante dialogo tra conservazione e riuso, in particolare attraverso la realizzazione di nuove scale e solai, realizzati con struttura metallica a vista e pietra. L'ultimo lotto di lavori ha riguardato il restauro degli affreschi dell'ex Coro delle Monache. Prima dei lavori, degli affreschi che ricoprivano le pareti del Monastero ne rimaneva visibile solo una piccola parte, mentre le altre risultavano nascoste da strati di scialbature di calce e tinteggiature a tempera. Lo stato di conservazione degli intonaci affrescati era abbastanza mediocre. Risultavano evidenti danni causati dall'umidità di risalita lungo la fascia bassa delle pareti, per un'altezza di circa due metri, che aveva portato alla perdita degli intonaci affrescati in tutta questa zona. Si riscontravano numerosi sollevamenti degli intonaci tra arriccio e supporto murario, intonaco e arriccio, intonaco e intonachino di finitura. Macchie nerastre e colature dovute alle infiltrazioni di acqua piovana dalle lesioni localizzate sulla volta erano presenti in modo diffuso sulla fascia superiore delle pareti. Numerosi rappezzi dell'intonaco erano stati realizzati sia con malte cementizie che di calce, peggiorando con l'uso del cemento il fenomeno delle efflorescenze saline. Sugli intonaci affrescati si notava la presenza di chiodi, staffe, fili di un vecchio impianto elettrico in vista, rotture nella muratura dovute all'inserimento delle travi di un solaio ligneo. Le superfici affrescate sono state restaurate eseguendo differenti fasi individuate da precisi protocolli operativi (discialbo delle parti da riportare a vista; consolidamento di zone di intonaco affrescato eventualmente staccato dal supporto murario; pulitura; stuccatura delle lacune e fessurazioni; fissaggio e consolidamento del colore per il ripristino della coesione e stabilità della materia pittorica; ritocchi pittorici mediante stesura di zone "a rigatino" a base di acquarello; protezione finale).